Nel mondo vi sono tante donne e tanti uomini. Oltre sei miliardi di individui. Per certi aspetti siamo tutti eguali in quanto appartenenti alla medesima specie. Per altri aspetti siamo simili in grandi gruppi (per lingua, usi e costumi, territorio ecc.). Per altri ancora siamo tutti diversi. Ognuno di noi è unico ed esclusivo rispetto a tutti gli altri individui di oggi, di ieri e di domani. Nella specie umana non ci sono cloni ma solo prototipi.
In linea di massima tutte queste persone sono anonime e sconosciute. Normalmente ciascuno di noi frequenta in modo più o meno regolare alcune decine di persone (familiari, amici,colleghi di lavoro ecc..). Ciascuno di noi conosce direttamente o indirettamente attraverso i media ( televisione,radio,internet,giornali ecc.) alcune centinaia di persone. Tutte le altre restano sconosciute. Noi che viviamo in Italia non conosciamo quelli che abitano nel centro Africa, in Lapponia, in Cina, in Australia o in altre parti del mondo. A volte, non conosciamo neppure quelli che abitano nella nostra strada o addirittura nel nostro condominio. Essendo anonime e sconosciute, tutte queste persone sono come delle ombre eguali. Formando lo sfondo omogeneo e grigio dell’umanità.
A un certo punto, a partire da uno sguardo, da un gesto o da un sorriso, un estraneo diventa (spesso in poco tempo) il centro della nostra vita. Prima era uno qualsiasi, adesso è il re del nostro cuore. E’ la scintilla da cui parte la seduzione. La persona che prima era sconosciuta e ignota, al buio e invisibile ai nostri occhi, si illumina all’improvviso e diventa il fuoco della nostra esistenza. Diventa unica. L’unica che occupa la pienezza della nostra mente e del nostro cuore. Quasi un’ossessione. Non vi è spazio per altri. Spesso siamo in presenza di un incontro casuale con un estraneo. In biblioteca, al bar, sul treno, in discoteca ecc.
La casualità, raffigurata in passato dalle frecce di Cupido, gioca un ruolo importante della seduzione. Entrano in atto fondamentali meccanismi biologici e psicologici. Ma, anche quando conosciamo già qualcuno e a un certo momento ci sentiamo attratti da lui (o da lei) e iniziamo a sedurlo, si ha un improvviso e gigantesco salto di status: dallo status di persona soltanto conosciuta allo status di partner. Lo guardiamo con occhi totalmente diversi e lo trattiamo in modo assolutamente speciale.
A questo punto viene spontanea la domanda: per quale ragione (o meglio per quali ragioni) succede questo? E’ il risultato di un istinto cieco? Oppure del destino e del caso? Oppure ancora vi sono molti fattori che insieme concorrono a questo risultato? Sono domande centrali per la nostra vita e per la nostra felicità (o infelicità).
L’ ALTRA META’ DEL CIELO
Nel Simposio Platone tenta una spiegazione dell’amore e della seduzione. Nel dialogo con Erissimaco che condanna la seduzione come se fosse la corruzione dei giovani di allora, Aristofane sostiene che l’essere umano è portato naturalmente alla seduzione e alla ricerca dell’amore, in quanto mosso da un bisogno metafisico. Secondo Aristofane, all’inizio dell’umanità gli esseri umani erano perfetti, autosufficienti e felici. Avevano quattro gambe e quattro braccia per poter fare tantissime attività. Avevano due volti, con una visione del mondo a 360 gradi. Non vi era nessuna distinzione fra uomini e donne. Vi erano solo questi esseri perfetti e felici, chiamati “androgini”. Ma un giorno Zeus, geloso della loro perfezione e felicità, li divise tutti a metà in uomini e donne; poi li disperse ovunque.
Da quel giorno l’uomo ha incominciato a cercare disperatamente la sua metà, perché senza di essa si sentiva incompleto e infelice. Inutilmente. Per quanti tentativi facesse, l’uomo non è più stato in grado di trovare la sua metà esatta. E’ destinato (condannato, si potrebbe anche dire) ad una continua ricerca ed esplorazione. Ne’ può trovare l’altra metà in se stesso. Sarebbe una falsa metà. Una chimera. Un’allucinazione. Qui ci viene in aiuto il mito di Narciso narrato da Ovidio nella Metamorfosi. Giovane bellissimo, di cui tutti (compresa la ninfa Eco) si innamoravano alla follia, Narciso (che in greco significa “torpore”) Si disinteressava nel modo più assoluto di loro e preferiva passare il tempo a cacciare nei boschi. Per vendetta gli dei lo condannarono a innamorarsi perdutamente della propria immagine riflessa nell’acqua. Per quanti sforzi facesse, Narciso non riuscì a sedurre e a conquistare tale immagine. Alla fine, dopo inutili e lunghi lamenti ripetuti da Eco, consapevole dell’impossibilità di tale impresa, si lasciò morire di dolore. Narciso muore perché si conosce (o meglio si riconosce) solo come riflesso, e sa che è riflesso di nulla. L’immagine di sé sulla superficie dell’acqua è vuota. Non vi è nessuna realtà, nessun altro dietro a tale immagine. Comunicando con la propria immagine, Narciso comunica con nessuno e l’eco è soltanto un suono riflesso dell’ambiente in lontananza.
Non vi è salvezza per chi è come Narciso.
La seduzione è, per definizione transitiva. E’ sempre seduzione dell’altro. Alla ricerca della propria metà. Ogni essere umano, non più autosufficiente, deve allora trovare in un altro la propria completezza. Come dice Platone, questa ricerca dell’alterità è un bisogno metafisico. E’ l’affanno dell’umanità. E’ la necessità della seduzione, poiché senza seduzione non è possibile trovare nessuna alta metà.